Da
quando io e il Marito stiamo cercando di tenere il peso sotto controllo (in
realtà dovrei scrivere: di dimagrire…) in frigo non manca mai lo yogurt alla
frutta. Adoro lo yogurt, sopratutto quello bianco, non zuccherato e piuttosto
denso, come quello che faceva in casa mia nonna. Scaldava il latte ad una
temperatura che solo lei, senza termometro, era in grado di riconoscere, ci
univa un po’ di yogurt della precedente preparazione e poi, dopo averlo ben
mescolato, lo copriva amorevolmente con con coperte di lana e lo lasciava
riposare per alcune ore.
Avete
notato che le ricette delle nonne o delle mamme (le mamme della mia
generazione, non le mamme di oggi che sono mie coetanee) quasi sempre non hanno
quantità, tempi certi, pesi, misure? Mia suocera fa un’ottima zuppa di fave,
cavolo e carne di maiale che è un piatto tipico della mia città e che si
prepara con alcune varianti in quasi tutta l’isola in occasione delle festività
di novembre. Non possiede una ricetta scritta e tutte le volte che me la sono
seduta accanto con carta e penna e le ho chiesto di raccontarmi come fa, dopo
pochi passaggi ha iniziato a dire: Eh, poi lo vedi tu quando è cotto. Oppure: Poi
ti accorgi da sola quando devi aggiungere il cavolo. Con il risultato che ho
lasciato perdere e che quest’anno le chiederò asilo per guardare come fa.
Ma
torniamo allo yogurt.
Il
Marito non ha mai mangiato lo yogurt perché è acido. Poi ha assaggiato una
coppetta comfort food che avevo preparato tempo fa con fragole fresche,
briciole di biscotti e yogurt e si magicamente ricreduto. Ancora non mangia
quello bianco (a parte nelle salsine che io preparo con le spezie per il pollo)
ma quello alla frutta sì.
Di
solito ci facciamo merenda il pomeriggio.
L’abitudine
familiare funziona così: si interrompe quello che si sta facendo, si va in
cucina, si prendono due yogurt e due cucchiaini e ci si siede nei posti che
occupiamo a colazione.
E
come a colazione, Sansone si nasconde sotto il tavolo, e osserva non visto, e
Flori sta fuori sull’angolo e tiene d’occhio alternativamente me e il Marito.
Il
primo passo è aprire il bicchierino strappando il coperchietto di stagnola su
cui rimane un sacco di yogurt. A me piace leccarlo ma piace anche ai cagnetti e
allora tradizione vuole che il Marito lo dia a Sansone e io a Flori.
Il
secondo passo è gustare con calma lo yogurt.
Il
terzo passo è porgere il bicchierino, ormai vuoto per il cucchiaino ma ancora
scrigno di bontà per un’abile lingua canina, ai cagnetti in attesa.
Il
Marito a Sansone e io a Flori.
Il
Marito a Sansone e io…
Nessun commento:
Posta un commento